Frankenstein e le distanze

Mostri e Psicologia

Dietro allo scricchiolio lento di una porta, nell’immobilità di una casa abbandonata che continua a respirare, ci sono corridoi neri e rigonfiamenti nel muro che conoscono segreti, dettagli scomposti di una normalità incrinata e vento che soffia tra gli stipiti delle finestre. Tutto racconta di un richiamo, di solitudini e grovigli che hanno bisogno di essere accarezzati. Il buio, quando lo attraversi per tanto tempo, diventa affascinante quasi come il dolore: prima inizi trascinandotelo dietro e poi lo indossi come una pelle che sa di nostalgia. I mostri questa nostalgia la conoscono bene. È la nostalgia di essere compresi, visti, amati, ascoltati, che vive in tutte quelle parti di noi che ci terrorizzano. Credo che i mostri abbiano qualcosa di importante da insegnarci (non solo rispetto alle nostre parti lontane) ed è per questo che i prossimi post di Ferite Creative saranno dedicati a loro.

Frankenstein e le distanze

Frankenstein nutriva il sogno di azzerare la grande distanza della morte per tornare a essere uno con quello che amava.

La sua ricerca tormentata – se non lo avete letto vi prego fatelo – mi ha fatto venire in mente quanto il nostro mondo abbia paura della distanza.

Ci viene insegnato che amore è perlopiù vicinanza e presenza. Ma poi cresci e conosci tutto quel pezzo aggrovigliatissimo che non ti avevano mai spiegato. Forse gli adulti non hanno il coraggio di farlo? O forse per alcune esperienze le parole – anche quelle che si mettono in punta di piedi – non riescono mai a preparati?

Fatto sta che crescendo conosci tutto quel gran groviglio che è Amore e anche tante distanze che sono sagge – e non hanno per niente l’aspetto di una matrigna spietata con una corona di fili d’oro in testa.

Sono indispensabili ma nessuno le nomina mai.

Perché a un certo punto, in tutte le relazioni c’è bisogno del distacco. E lo so, “distaccarsi”, “allontanarsi”, “fare un passo indietro”, “fermarsi”, sono cose che ci gettano nel terrore e scavano tanto nella pancia con quei loro tremendi cucchiaini – perché l’altro poi resta?

Comunque poi lo scopri che Amore esige anche distanza. È un atto meraviglioso se ci pensi. Fare un passo indietro, darmi il tempo e lo spazio di tornare a vederti davvero, perché non capisco più se quello che tengo è il tuo o il mio braccio e se le emozioni che sento sono mie tempeste o nuvole scappate dalla tua testa.

La distanza permette di tornare ad abitare i propri spazi e la propria responsabilità – perché l’Altro è una vita e il suo progetto (come diceva calmo il Dottor Corvo) e a volte siamo così intrecciati nei fili delle relazioni da dimenticarlo.

Che poi quando si torna vicini è incredibilmente più bello.

Forse ci dovrebbero insegnare le che relazioni sono come la risacca del mare?

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