Imparare a essere terra non è cosa facile

Poco si parla di quanto sia vitale saper prendere le distanze. La giusta distanza permette di tornare a vedere con lucidità le cose che ci stanno davanti.

Il mondo spesso ci convince che la nostra vita è qualcosa su cui, con il giusto impegno, possiamo avere il pieno controllo: tutto dipende dal nostro continuo affaccendarci.

Perdiamo così di vista l’equilibrio tra il fare tutto ciò che è in nostro potere con la massima passione, e il riconoscere il confine oltre al quale si deve dire: “Adesso lascio fare alla vita”.

A volte sento profondamente che questa epoca ci ha sottratto il valore dell’attesa. Non parlo dell’attendere con un’aspettativa particolare, ma più come di un saper lasciare spazio alla vita perché questa possa accadere.

Le ombre che incontriamo ci mettono a dura prova, ma il dolore ci insegna anche la ricettività: il lasciar sedimentare parti di noi in quella terra scura che è fiducia paziente, mista a curiosità.

Imparare a essere terra non è cosa semplice. Abitare il vuoto o l’ambiguità che ci spaventa.

Eppure teniamo a mente che anche la vita ha una responsabilità nei nostri confronti. Dobbiamo saper attendere perché qualcosa in noi si ricordi la strada.

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