Cara impotenza

Mi hai bucato la pancia.

Vorrei riempirti di amore,
di quello che mi fa sentire al sicuro quando mi sento amata.

Ma tu hai solo bisogno di espandere il vuoto dentro,
di portare alla nudità ogni sovrastruttura,
perché non te ne fai niente dei consigli su come andare avanti,
vuoi solo sentire che niente ha senso.

Vorrei tornare a indossare tutta quella pelle che ho appeso a una gruccia di legno sull’anta dell’armadio.
È così stanca di separarmi dalle fiamme del mondo:
così resta appesa, a respirare,
perché tu hai deciso di trovare casa in me
e so che fingere che tu sia un fantasma
e io solo un grosso castello
non renderebbe le cose più semplici.

Ascoltare, accogliere, trovare significati alla complessità e al sangue, sono azioni che richiedono il contatto con emozioni brutali.

Serve energia e coraggio per distillare la bellezza nei tagli.

E a volte è normale dire semplicemente: “Io, ancora, non so come rispondere a questo uragano”.

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