
C’è della brutalità che non è mai stata amata
C’è della brutalità, che non è mai stata amata, di cui bisogna prendersi cura. È una brutalità arrabbiatissima perché si sente tanto triste e sbagliata.
La possiamo incontrare negli amici, negli amori, nei genitori, nelle persone di cui ci prendiamo cura.
È un’oscurità che sale come una marea di tuono negli occhi dell’altro, un nero che lo scollega dal mondo e che richiama la nostra impotenza.
Si parla spesso di ascolto, di accoglienza, di porti sicuri, di calda presenza nelle relazioni – la psicoterapia stessa a volte è narrata come un posto magico e soffice.
Ma poco si parla della brutalità dell’altro – che poi è anche la nostra – e di quanto sia difficile restare a guardarla negli occhi.
Poco si parla di quelle parti informi, che non sono state pensate per essere tenute tra le mani, semplicemente perché nessuno le ha mai pensate.
Ma le relazioni, la vita, e di conseguenza la psicoterapia, sono piene accanto al soffice di brutalità di cui dobbiamo prenderci cura.
Non è una narrazione diffusa, ma è la realtà. E forse è una narrazione che ci aiuta di più quando viviamo le ombre nelle nostre relazioni: l’altro è anche un posto oscuro, noi siamo anche un posto oscuro.
Anche questa è la natura umana.

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