Rimpianti e riflessi

Mostri e Psicologia

Dietro allo scricchiolio lento di una porta, nell’immobilità di una casa abbandonata che continua a respirare, ci sono corridoi neri e rigonfiamenti nel muro che conoscono segreti, dettagli scomposti di una normalità incrinata e vento che soffia tra gli stipiti delle finestre. Tutto racconta di un richiamo, di solitudini e grovigli che hanno bisogno di essere accarezzati. Il buio, quando lo attraversi per tanto tempo, diventa affascinante quasi come il dolore: prima inizi trascinandotelo dietro e poi lo indossi come una pelle che sa di nostalgia. I mostri questa nostalgia la conoscono bene. È la nostalgia di essere compresi, visti, amati, ascoltati, che vive in tutte quelle parti di noi che ci terrorizzano. Credo che i mostri abbiano qualcosa di importante da insegnarci (non solo rispetto alle nostre parti lontane) ed è per questo che i prossimi post di Ferite Creative saranno dedicati a loro.

Rimpianti e riflessi

Nei racconti dell’orrore compaiono spesso volti deformati negli specchi, riflessi familiari che cambiano espressioni senza il nostro permesso, fugaci apparizioni in specchi d’acqua o in oggetti che suscitano spavento e spaesamento.

Anche nel quotidiano incontriamo diversi riflessi – e non tutti sono terrificanti.

Anzi, ne esiste uno in particolare, pericoloso e seducente, perché s’incastra nel nostro stomaco quando il presente diventa difficile da vivere.

È un riflesso di noi, travestito di possibilità, che indossa i rimpianti con una certa fame di serenità e si alimenta di una pietanza chiamata “Le Cose Che Avrebbero Potuto Essere”.

Il rimpianto mette radici nella mancanza e nel desiderio: la nostra testa cerca soluzioni facili, sbandierando per verità il fatto che abbiamo semplicemente sbagliato strada, e che se avessimo preso l’altra via ora staremo bene.

Così il passato diventa una di quelle case imbiancate, dove splende sempre il sole.

Eppure, con il passare del tempo, quando vedi che non cala mai la notte, ti accorgi che c’è qualcosa che incrina tutta questa perfezione.

È difficile non andare alla ricerca di soluzioni quando si sta male. Eppure a volte possiamo provare a dirci: “È tutto tanto difficile. Sto facendo tanta fatica” e provare a restare qui, che poi le emozioni sono come maree e ci portano in altri lidi.

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