
La poltrona
Pepper’s House
Pepper’s House è una casa tranquilla.
Se la guardi da fuori, non è particolarmente appariscente, anche se nei suoi sogni desidererebbe essere uno di quei villini vittoriani decadenti con l’edera alle finestre – sì, perché anche le case sognano e desiderano trasformarsi col passare del tempo.
A Pepper’s House abitano tante persone, ma nessuno ha precisamente idea di chi siano i suoi inquilini.
Quello che è certo è che, in questa casa, anche gli oggetti hanno tante verità da raccontare, soprattutto quegli oggetti ignorati dai più: sono testimoni di vita che scorre e si piega e diventa qualcosa di nuovo.
Per questo siamo qui. Per ascoltare le loro storie.
🎵 Quello che senti nel reel è un pezzo di “Observatory Mansions” di Edward Carey
La poltrona

La mia vita nello sgabuzzino non è poi così male. Mi sto abituando al buio, al lento respiro degli altri oggetti e al zampettino di Mr Thompson che, ogni giorno, la mattina presto, siede su uno dei miei braccioli.
Sta seduto fermissimo, con la coda tutta ritta e contempla un sottile raggio di sole, che filtra dagli scuri di legno serrati.
Mi chiedo sempre che cosa stia pensando quando i suoi baffi annusano la luce.
Si immagina il mondo Oltre?
Perché non é mai uscito da questo sgabuzzino?
Non ha abbastanza coraggio? (che poi quanto coraggio serve per oltrepassare i nostri abbastanza?)
Comunque, credo che Mr Thompson abbia un animo romantico, che veda poesia in quello specchio ingiallito che sbadiglia sempre, che capisca bene lo smarrimento della TV coperta da una pila di enciclopedie e che veda tenerezza nei corpi di quelle statue di marmo ammassate, che si ripetono in continuazione che il passato ritorna sempre, come la nostalgia nei cuori dei sogni.
Dal mio canto, non posso negare che mi manchi il corpo degli abitanti di Pepper’s House.
Una volta abitavo in uno scorrere fremente, ero immobile ma testimoniavo la vita con tutti i suoi pesi. Ora il tempo é invecchiato, la famiglia è cambiata e non hanno il coraggio di buttarmi via perché sanno che qualcuno mi ha amato tantissimo.
Un po’ li capisco sai, intendo, comprendo perché facciano cosí fatica a lasciarmi andare.
Ci sono parti di noi che ci sembrano inamovibili, hanno radici troppo profonde per lasciare spazio a qualcosa, a qualsiasi cosa.
A volte queste parti si mescolano alle cose che ci circondano e diventa molto più facile chiudere a chiave lo sgabuzzino che incontrare la morte nei piccoli angoli.
Io sono di stoffa, il mio corpo é ormai sbiadito, ma resto eterna nella memoria.
Ma anche l’eterno ha bisogno di riposare e tu hai bisogno di lasciarmi andare e ridere forte per continuare a vivere.

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