Essere timidi non significa non avere una voce

Mi ricordo di quando ero timida.

Non che ora non lo sia, ma ho imparato a relazionarmi con più serenità e ad accettare ogni mio stato d’essere. A volte, ancora oggi, in presenza di grandi gruppi divento una creatura silenziosa. Eppure, mi ricordo distintamente di quando ero piccola e vivevo la mia timidezza come una croce.

Essere in presenza di persone che mi chiedevano il perché dei miei silenzi mi faceva agitare, con la conseguenza che ammutolivo ancora di più.

Oggi incontro diversi giovani silenziosi e timidi e mi coglie sempre tanta tenerezza. Forse mi ricordano come era la mia adolescenza: selvaggia, brillante e piena di incendi spietati. Era un tempo affamato di espressione, di tele dipinte, diari scritti, profondo isolamento e ricerca. Un tempo che mi ha dato profondità e nuovi mondi interiori.

Spesso, ancora oggi, chi è introverso, timido, di poche parole, è considerato essenzialmente come una persona «da migliorare». Questo ha un effetto devastante su chi ha questo modo di ascoltare il mondo – ti senti sbagliato, incapace rispetto agli altri, un po’ alieno perché ami la solitudine.

Ancora oggi non si è compresa la potenza della timidezza, la dimensione di ascolto e poesia che riesce a donare, la piena sensibilità di chi è presente anche se di poche parole – anche se un po’ impacciato.

A tutti i giovani solitari e timidi, dico questo:

il silenzio, il naturale bisogno di ritiro e solitudine sono un vortice che annulla perché questa epoca vi ha detto che sono così: pericolosi e strani. Per questo viviamo queste esperienze come voragini così grandi nel cuore, che sembrano strapiombi su un mondo altro, fatto di immagini lucenti di quello che potremmo essere.

Ma imparate a onorare questo vostro modo d’essere. Il mondo spinge per farvi emergere ed essere visti a tutti i costi, fa sentire sbagliato chi di natura ama la penombra; manda il messaggio che chi è così non vive veramente, vive in sordina, in mancanza di un pezzo che lo rende normale. Ma «essere normali» non è essere qualcosa in più, non è fare qualcosa in più, non è più amici, più abilità, più riconoscimenti.

C’è un segreto che questo mondo non vi ha mai svelato: non avete niente che non va. Vi è stata donata una predisposizione a osservare il mondo che vi palpita dentro, amate semplicemente godere di qualche ora di solitudine, il silenzio, amate osservare gli esseri umani, e, grazie a questo, conoscerete una dimensione della vita ricca e piena di verità che il mondo chiassoso non saprà rivelarvi mai.

Quindi, non sentitevi sbagliati perché avete pochi amici, perché non avete fatto ancora niente «di speciale». Pochi amici ma buoni vanno benissimo, è normale a volte fare fatica a relazionarsi e sentire un costante turbine di disorientamento mentre si cresce, è normale anche sentirsi alieni qualche volta.

Le relazioni arriveranno, le sfide anche. Imparerete a parlare senza impappinarvi e a non ripetervi le frasi in testa mille volte prima di interagire con qualcuno.

Vi ergerete come fiori in tutta la vostra potenza, crescerete. E un giorno ringrazierete questa grande solitudine perché vi ha regalato un individuo che non ha paura di stare solo con se stesso.

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